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Ecco perché questa volta le fabbriche non chiudono come a marzo

Workers of the hat factory AXIS that reopened on May 4 in Monte Vidon Corrado, central Italy, sew at their work stations, Wednesday, May 13, 2020. Italy began stirring again after a two-month coronavirus shutdown, with 4.4 million Italians able to return to work and restrictions on movement eased in the first European country to lock down in a bid to stem COVID-19 infections. (AP Photo/Domenico Stinellis)
Workers of the hat factory AXIS that reopened on May 4 in Monte Vidon Corrado, central Italy, sew at their work stations, Wednesday, May 13, 2020. Italy began stirring again after a two-month coronavirus shutdown, with 4.4 million Italians able to return to work and restrictions on movement eased in the first European country to lock down in a bid to stem COVID-19 infections. (AP Photo/Domenico Stinellis)
Workers of the hat factory AXIS that reopened on May 4 in Monte Vidon Corrado, central Italy, sew at their work stations, Wednesday, May 13, 2020. Italy began stirring again after a two-month coronavirus shutdown, with 4.4 million Italians able to return to work and restrictions on movement eased in the first European country to lock down in a bid to stem COVID-19 infections. (AP Photo/Domenico Stinellis)
  • L’ultimo rapporto annuale dell’Inps fornisce dati sui contagi nel settore manifatturiero: il contagio dei lavoratori di questi settori è stato in generale molto basso.
  • Molte industrie sono rimaste aperte in virtù dalla scelta di lasciare ai prefetti la valutazione delle richieste unilaterali delle imprese in merito alla riapertura di attività «che sono funzionali ad assicurare la continuità delle filiere».
  • Decisivi anche i  protocolli sottoscritti da sindacati e imprese nelle singole aziende e che hanno regolato, e tutt’oggi regolano, lo svolgimento delle attività lavorative per garantire allo stesso tempo continuità nella produzione e sicurezza dei lavoratori.

Le fabbriche restano aperte. Nessuno ha messo in dubbio, nell’estenuante discussione che ha accompagnato il rito di definizione dei contenuti dell’ultimo Dpcm, questo fatto. Eppure ricordiamo ancora il dibattito intorno alla decisione del governo nel marzo scorso di utilizzare i codici Ateco per individuare i settori essenziali, che potevano continuare ad operare. Questa seconda ondata non ha certo una portata inferiore, dunque cosa è cambiato? Sicuramente la situazione economica rende oggi a

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